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Botanica e Fitoalimurgia – I Funghi Arboricoli – Esche naturali per il Fuoco

Compresi e sperimentati i metodi classici di accensione del fuoco, ci si può concentrare sul suo trasporto, o sulle esche che mi permetteranno di ricavare brace stabile per avere la fiamma su materiali combustibili.

Tipologie e Struttura

Una mano in tal senso ci potrebbe arrivare dai funghi, usati dall’uomo nei millenni, proprio per queste loro caratteristiche.
Sono essenzialmente quattro le specie con caratteristiche morfologiche tali da facilitare la formazione di brace:

  • fomes fomentarius;
  • phellinus igniarius;
  • daldinia concentrica;
  • inonotus obliquus;

Le caratteristiche sono simili, sono funghi cosiddetti “a mensola”, che crescono da parassiti o da saprofiti su alberi (generalmente latifoglie), e sono caratterizzati da una parte superiore molto dura e coriacea (cuticola), una parte centrale morbida e fibrosa, e una parte inferiore spugnosa e più o meno lignificata, costituita dai tubuli.

Più il fungo sarà vecchio, maggiore sarà la zona lignificata.

Come processarli

Prima operazione da svolgere sarà quindi quella di ridurre il volume, tagliandoli a pezzi o a fette di due o tre centimetri di spessore, battendoli successivamente con una tavola o un mazzuolo di legno, per ammorbidire e separare le fibre.

Essiccando il tutto in forno tiepido per alcune ore, otterremo dei pezzi di fungo secchi che, esposti a brace o fiamma, continueranno a bruciare senza fiamma per parecchio tempo.
Utili quindi quando per esempio vogliamo trasportare braci da un campo al successivo, o quando necessitiamo di conservare una fonte di innesco.

Usualmente è comunque preferibile trattare le parti del fungo in maniera tale da aumentare il potere comburente, la velocità o la temperatura di combustione, essenzialmente apportando sostanze che si legano chimicamente al carbonio (magnesio, azoto o fosforo).

Il trattamento più efficace (poiché accelera apporto o trasformazione di componenti), è la bollitura.

Anticamente (o tradizionalmente, perché è un metodo molto valido) si usava urina umana o animale, ma si può ovviare a questo usando una soluzione di urea, cenere o salnitro.

Dopo qualche ora di bollitura lenta, ovviamente, le nostre esche dovranno essere nuovamente essiccate.
Un ultimo trattamento è a noi noto, essendo praticabile con altre fibre naturali come il cotone.

La carbonizzazione

Come si procede per il charcloth o il charcoil, le parti del fungo vengono esposte ad alta temperatura in un ambiente in difetto di ossigeno (alluminio o scatole di latta).
Si carbonizzeranno senza bruciare, e basterà anche una piccola scintilla per ottenere un’ottima brace.

Conservazione

Di per sé il fungo è molto igroscopico, tende cioè ad assorbire l’umidità presente nell’atmosfera, per tanto è meglio coservarlo in un involucro asciutto e al riparo dall’umidità.

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